E’ stata inaugurata il 22 marzo e durerà fino al 1 luglio 2018 Il Rinascimento di Gaudenzio Ferrari, la grande mostra dislocata su tre contesti geografici che riunisce tanti capolavori del maestro valse siano (Valduggia 1475 circa, Milano 1546), oltre a quelli osservabili nelle Chiese, le Cappelle, le Basiliche e i Santuari del vercellese e del novarese.
La mostra segue un percorso cronologico che scandisce i momenti salienti della vita artistica di Gaudenzio. A Varallo Sesia sono gli anni giovanili, ovvero La meglio gioventù, il racconto degli inizi nella cittadina a pochi chilometri dal luogo di nascita, una sorta di laboratorio in cui l’artista si forma – intervallando viaggi di studio a Milano, Firenze e Roma – ed esprime la propria esuberante creatività in diverse discipline. E’ infatti di questo periodo la realizzazione di 9 delle 44 cappelle del Sacro Monte, oggi patrimonio UNESCO, in cui si cimenta come sceneggiatore, pittore, scultore, architetto. Un miracolo di equilibrio tra narrazione popolare e arte purissima maturato lontano dai fasti delle celebrities rinascimentali, ma ugualmente carico di pathos e suggestioni. Il giovane “montanaro” incanta pubblico e Curia e così gli viene affidata, tra l’altro, l’opera grandiosa de Le storie della vita di Gesù, affresco composto da 21 riquadri a tutta parete nella chiesa della Madonna delle Grazie sempre a Varallo. In occasione della mostra sono stati allestiti dei ponteggi temporanei per poterne osservare da vicino la tecnica sopraffina.
Nella pregevole sede dell’Arca di Vercelli, vengono invece esposti i lavori riferibili a Quella che chiamano la maturità, in cui la lezione di Leonardo, Bramante, Perugino si consolida e si declina sempre più in una sintesi originale. Fra le altre opere spiccano L’adorazione del bambino e un vescovo donatore, proveniente dal Ringling Museum di Sarasota (Florida) e due versioni della Pietà: il disegno preparatorio, conservato all’Albertina di Torino, e il dipinto, in arrivo da Budapest.
Il terzo tempo della produzione artistica di Gaudenzio Ferrari Rimettersi in gioco, viene raccontato all’Arengo del Broletto di Novara. Fu infatti proprio a Novara che Gaudenzio si preparò al salto definitivo nella Milano rinascimentale, una tappa necessaria per raccogliere tutte le abilità accumulate negli anni e reinventarsi, alla ricerca del personale trionfo che tanto desiderava. Nelle antiche sale finalmente visibili capolavori come il San Paolo, sottratto alla chiesa milanese delle Grazie in epoca napoleonica dai francesi, conservato a Lione in deposito dal Louvre, e poi le grandi pale finalmente e laboriosamente ricomposte in un comparto unico, fra altre più piccole, dalla Brianza, dal Biellese, dalla Francia. Infine, a maggior gloria, il “Cenacolo bellissimo” come lo definì Giorgio Vasari prestato dalla chiesa di Santa Maria della Passione di Milano.
L’allestimento della mostra Il Rinascimento di Gaudenzio Ferrari è curato da Giovanni Agosti con Jacopo Stoppa. La volontà di farne una sorta di road map all’inseguimento del “Michelangelo piemontese” nelle terre d’origine dà la possibilità di visitare luoghi di grande interesse storico, artistico e architettonico, come l’imperdibile Sacro Monte di Varallo Sesia e di comprendere quanta verità fosse scritta nelle parole di Giovanni Testori nell’esaltarne il talento, non certo pari alla fama: ”Un maestro che solo la lunga e insensata genuflessione alle superbe mitologie rinascimentali trattiene ancora dall’entrare nel regno, da lui meritatissimo, dei più grandi artisti che l’Italia abbia avuto: e, con l’Italia, l’intera Europa”.