Renato Guttuso – L’arte rivoluzionaria nel cinquantenario del ’68, in programma alla GAM (galleria d’Arte Moderna) di Torino dal 23 febbraio al 24 giugno presenta una delle figure più emblematiche e discusse del secolo scorso nel panorama artistico italiano. Il percorso del pittore siciliano, dagli esordi fino alle ultime opere degli anni ottanta, fu sempre segnato dalla convinzione che l’arte possa e debba svolgere una funzione civile.
L’esposizione su Renato Guttuso (1911-1987) è parte delle manifestazioni proposte per i cento anni dalla rivoluzione russa e i cinquant’anni dai rivolgimenti del maggio francese, con lo scopo di riconsiderare il rapporto tra politica e cultura. Guttuso era stato, fin dal periodo antifascista e ancor più nel secondo dopoguerra, un artista impegnato ad applicarsi con costante dedizione e ferma convinzione a ricercare una saldatura tra responsabilità politica e sociale ed esperienza creativa. Una ricerca di fatto non sempre agevole, laddove era necessario portare a sintesi l’anelito alla libertà espressiva e militanza di partito, secondo il proprio enunciato: L’arte è umanesimo e il socialismo è umanesimo.
Nella mostra vengono esposte circa 60 opere provenienti da importanti musei e collezioni pubbliche e private di tutta Europa. Particolarmente preziose per ricostruirne la vicenda umana e artistica, alcune delle più significative tele di soggetto politico e civile dipinte da Guttuso tra la fine degli anni Trenta e la metà degli anni Settanta.
Il percorso del pittore di Bagheria è ben rappresentato da dipinti quale Fucilazione in campagna del 1938, ispirato alla fucilazione di Federico Garcia Lorca, che pone le basi di una lunga e ininterrotta visitazione del tema delle lotte per la libertà. Segue la condanna della violenza nazista, nei disegni drammatici del Gott mit uns (1944). E dopo la guerra la ricerca di una nuova epica popolare, con Marsigliese contadina, 1947 o Lotta di minatori francesi, 1948. Il salto negli anni Sessanta ci porta all’epoca dei gesti artistici di testimonianza militante, come in Vietnam (1965) o di sostegno ideale non indenne da contenuti romantici, come avviene nel richiamo alle giornate del maggio parigino, con Giovani innamorati (1969). E in ultimo I Funerali di Togliatti (1972) e in cui si condensa la storia delle lotte e delle speranze di un popolo e le ragioni della sua militanza.
Oltre a questa prospettiva engagè viene presentata anche una raccolta di opere a differente soggetto: ritratti e autoritratti, paesaggi, nature morte, nudi, vedute di interno, scene di conversazione, ulteriore testimonianza di una ricerca pittorica originale e di alta qualità formale.