I fari diventano hotel di charme

 11 fari italiani saranno dati in concessione a privati per farne hotel, ostelli o residenze

L’agenzia del Demanio e il ministero della Difesa hanno lanciato ufficialmente l’operazione Valore Paese-Fari, rendendo nota la lista degli 11 fari che saranno dati in concessione a privati, per essere trasformati in strutture ricettive: hotel di charme, ostelli o persino residenze per fini religiosi o spirituali. Le concessioni potranno avere lunga durata, fino a 50 anni, a fronte di progetti turistici con potenziale economico per tutto il territorio, in una logica di partenariato pubblico-privato, come ha spiegato il direttore dell’Agenzia del Demanio, Roberto Reggi, a beneficio di tutta la collettività.

Nella lista dei fari in dismissione sono inclusi il Faro di Brucoli e di Murro di Porco (Siracusa), quello di Capo Grosso nell’Isola di Levanzo (Trapani), di Punta Cavazzi a Ustica, di Capo d’Orso a Maiori (Salerno), di Faro di Punta Imperatore a Forio d’Ischia (Napoli) e a quello di San Domino alle Isole Tremiti (Foggia). A questi si aggiungono 4 fari messi a disposizione dal ministero della Difesa, due sull’Isola del Giglio, Punta del Fenaio e Capel Rosso, uno alle Isole Formiche (Grosseto) e quello di Capo Rizzuto (Crotone).

La prima fase dell’operazione prevede una fase di consultazione pubblica, che si chiuderà il 10 agosto prossimo, per poi passare alle gare per la concessione cinquantennale delle strutture, che saranno chiuse a inizio 2016. L’agenzia stima un ritorno economico tra i 700 e gli 800mila euro all’anno proveniente dai canoni concessori: fino a oggi,  un’operazione analoga è stata sperimentata solo per Capo Spartivento, in Sardegna, trasformato in resort di lusso, per cui il Demanio incassa un canone di concessione di 100.000 euro l’anno.